Homeland è una mediocre serie di spionaggio, ma un’ottima serie fantapolitica. La differenza sembra minima, ma è determinante nel segnare la distanza tra la scrittura, e le motivazioni alla base, di uno show come questo rispetto a un The Americans a caso. E tanto più lo è nel momento in cui si è chiamati a giudicare e a confrontarsi con ciò che si vede e che ci viene raccontato. Che lo scacchiere della politica internazionale, soprattutto quello riguardante i tesi rapporti tra gli Stati Uniti e tutta la sfera mediorientale, sia determinato in conclusione dall’esuberanza di un’agente bipolare, per di più adesso incinta, dal desiderio di riscatto di un padre nei confronti della figlia e dai piani a lungo termine di un direttore pro tempore che ha messo di fronte al fatto compiuto l’intero governo americano, non ha senso.

Il Medio Oriente, questa misteriosa espressione geografica che ci sembra così lontana e così vicina al tempo stesso, non è un semplice agglomerat...