Dopo aver oscillato per sette episodi tra presente e passato, in una non meglio definita dimensione temporale nella quale il raccordo delle sensazioni è l’unica misura della verità, ben più dello sciogliersi di una versione personale in un’altra, True Detective chiude il cerchio (“time is a flat circle”) con un epilogo malinconico e in parte consolatorio. Rust giunge infine, diciassette anni dopo il suo incontro con il mostro dell’incubo, nella tana dove si nasconde il caos strisciante, non metafisico come il riferimento lovecraftiano (l’autore è indirettamente presente nella serie) potrebbe far pensare, ma spaventosamente umano, e proprio per questo non meno disturbante. Form and Void oltrepassa gli indizi gettati, consapevolmente o meno, dalla scrittura negli episodi precedenti, per ridurre il racconto alla sua conclusione più prevedibile e canonica, forse anche troppo meccanica in alcuni frangenti, ma comunque molto soddisfacente.

Dopo la tesa e r...