Uno dei finali televisivi più discussi, criticati e amati di sempre è senza alcun dubbio quello di Lost.
Carlton Cuse, produttore esecutivo dello show, ha scritto la sceneggiatura dell’ultima puntata della serie insieme a Damon Lindelof e ha recentemente parlato delle decisioni prese a Entertainment Weekly.

Ecco i dettagli più interessanti dell’intervista rilasciata al magazine:

  • Carlton ha raccontato che il progetto era quella di far iniziare la serie con l’occhio di Jack che si apriva e farla finire con i suoi occhi che si chiudono, ovvero con il personaggio interpretato da Matthew Fox che stava morendo. Gli sceneggiatori non riuscivano a ricordare altri show in cui uno dei protagonisti fosse destinato a non rimanere in vita. L’idea era già nata durante la creazione del pilot e ha sempre fatto parte del DNA di Lost. Gli autori hanno poi pensato che qualcuno dovesse rimanere alla guida dell’isola e hanno discusso su chi potesse diventarne il custode, fino a giungere alla conclusione che la scelta più giusta sarebbe stata Hurley (Jorge Garcia). Cuse ha aggiunto:

    “Il finale è come una siepe. Tu la pianti, ma nel corso del tempo diventa più grande e spessa, e mentre ci siamo lasciati andare dalla corrente dello show, abbiamo continuato ad aggiungere altre idee. Mentre alcune delle idee alla base sono rimaste fin dall’inizio, il resto è stato reso molto più ricco semplicemente andando avanti con il processo creativo del realizzare i 119 episodi che lo hanno preceduto”.

  • Nessun elemento è stato definito fino a quando è stato scritto e ci sono stati molti dibattiti e discussioni. L’epilogo ha attraversato tre fasi durante la sua pianificazione:

    “C’era il grande piano che avevamo, con cose conosciute fin dall’inizio come l’occhio di Jack che doveva chiudersi, e dovevamo far lasciare l’isola alle persone prima della fine dello show. C’erano dei principi operativi più ampi. Poi ci sono state discussioni stagionali per cui abbiamo avuto questi mini camp per gli autori durante i quali discutevamo l’architettura di ogni stagione. Ma poi, mentre scrivevamo ogni episodio, ci siamo concessi molti spazi per la scoperta, l’invenzione, per cambiare idea. Quindi quando ci siamo seduti per scrivere il finale non era come se fosse: “Oh, siamo ora arrivati a un episodio che sappiamo esattamente cosa accadrà in ogni scena, in ogni aspetto e in ogni forma”. Damon, io e altri autori ci siamo avvicinati alla puntata come abbiamo fatto con le altre, dove ci eravamo concessi spazio per scoperte creative durante la scrittura. Ovviamente abbiamo avuto molte conversazioni su dove saremmo atterrati o cosa avrebbe compreso il finale, ma non è stato definito fino a quando è stato scritto”.

  • L’argomento di discussione principale era quello legato alle domande ancora senza risposta ma Carlton ha chiarito:

    “Più capivamo lo show, allora abbiamo veramente compreso: “Questo show riguarda le persone che sono perse su un’isola, ma in realtà si tratta di persone che sono perse nelle proprie vite, quindi il finale migliore e più appropriato per lo show è quello che affronta una questione: Che tipo di redenzione ottengono questi personaggi? Dove sono stati condotti dalle loro vite?”. Pensavamo che una risoluzione spirituale fosse la cosa che alla fine sarebbe stata maggiormente soddisfacente a livello emotivo. Sentivamo che non ci fosse un modo possibile per rispondere alle domande”.

    Il problema era quello che molti elementi non appartanevano veramente alla storia che stava venendo raccontata. L’episodio più vicino a fornire risposte è stato Al di là del mare, mostrava la storia originale di Jacob (Mark Pellegrino) e di MIB – Man in Black, l’uomo in nero (Titus Welliver) e anticipava il fatto che un finale con delle risposte non sarebbe stato soddisfacente ma avrebbe sollevato ancora più domande. Cuse ha aggiunto:

    “Non sarebbe stato veramente fedele allo spirito dello show come lo avevamo concepito – che la serie fosse un mistero. Sento che abbiamo concluso molti dei misteri principali durante la serie. Non c’era modo di sostenere uno show misterioso per 121 episodi televisivi e stringere ogni estremità allentata. Non era possibile. Quindi abbiamo optato veramente per trovare un modo di condurre i personaggi alla fine del loro viaggio e, facendolo, penso siamo stati giustamente coraggiosi nell’affrontare questioni che erano molto vaste come “Qual’è la natura dell’esistenza?” e “Che cosa è significativo nella vita?” e “In quale misura troviamo valore alla fine dei nostri percorsi?”. Queste sono una tipologia di domande ampie e ponderose che non hanno risposte concrete ma era un territorio che volevamo esplorare”.

  • La produzione di Lost è stata estremamente attenta che non trapelassero dettagli relativi alle scene finali, perché temevano che si capisse se fosse emersa qualche notizia relativa alle riprese in chiesa. Si è quindi deciso di assumere due comparse che sembravano Sun (Yunjin Kim) e Jin (Daniel Dae Kim) e di farli vestire come se fosse il loro matrimonio, facendoli poi camminare fuori dalla chiesa che avevano affittato in modo da far pensare ai fotografi che si trattasse delle nozze dei due personaggi.
  • Nonostante la continua interazione con i fan, gli sceneggiatori hanno sempre pensato a quello che loro stessi avrebbero voluto vedere e che li avrebbe resi felici. Gli autori hanno seguito il proprio istinto e lo hanno fatto anche nello scrivere il finale:

    “Abbiamo scritto la versione che volevamo vedere. Abbiamo sostenuto il finale che abbiamo scritto. Era la versione della storia che volevamo raccontare e penso che molte persone l’abbiano trovata piacevole. Era inevitabile che a molte persone non piacesse e ho accettato questo aspetto ancora prima di scriverla. Sapevo che non ci sarebbe stata alcuna versione proveniente dai nostri computer in grado di accontentare tutti”.

  • Gli autori non hanno mai considerato l’idea di realizzare uno spin-off o un film di Lost e avevano deciso di concludere la storia con l’ultimo episodio che si intitola, infatti, La fine. Carlton ha però rivelato:

    “Penso che probabilmente la ABC, a un certo punto, vorrà fare un reboot di Lost perché è un franchise di valore, e ci saranno alcuni autori giovani e brillanti che avranno un’idea grandiosa che otterrà l’approvazione del network e sarà fantastico”.

    Cuse ha però ribadito che gli autori hanno raccontato la storia che volevano e ritiene che ci sia stata la giusta conclusione, per questo non ha alcun rimpianto nei confronti di Lost o pensa si potesse migliorare qualcosa.

  • Carlton considera quasi folli le aspettative nei confronti dei finali delle serie televisive perché non pensa sia possibile rovinare con un episodio l’esperienza vissuta in precedenza. Il produttore ha ribadito:

    “Spererei che si apprezzasse il fatto che si è stati intrattenuti per 119 ore anche se non si è amato il finale. Certi show sono più difficili di altri – se si sta realizzando uno show come Lost che è un mistero e tutto quello che lo riguarda è misterioso, l’aspettativa è semplicemente molto più alta per quanto riguarda quello che devi fare…”.

    Cuse attribuisce parte dei motivi per cui si è arrivati a questa situazione all’influenza dei social media e all’idea implicita che la fine della storia debba necessariamente essere la sua parte migliore, ma non è sempre vero.

  • L’episodio di Lost preferito da Carlton e Damon Lindelof è La costante.
  • Il produttore ama molto serie come I Soprano o Breaking Bad (di cui apprezza particolarmente la puntata intitolata Ozymandias), ma non ritiene che il finale rappresenti i loro momenti migliori. Cuse, tuttavia, ama molto la fine creata da Vince Gilligan per il suo show.
  • Carlton ha raccontato che a livello subliminale forse ha scelto di occuparsi di Bates Motel perché sapeva già quale sarebbe stata la fine della storia e potevano occuparsi di realizzare una versione personale di quanto mostrato nel film, mostrando il percorso che conduce a quella situazione. The Strain, invece, è tratto da una trilogia di libri e la serie sarà molto più dettagliata rispetto a quanto accade tra le pagine, che diventerà una specie di itinerario da seguire.
  • Cuse ha spiegato che ogni genere di serie televisiva possiede delle caratteristiche specifiche e l’epilogo deve rispecchiare questi aspetti.
  • Il produttore pensa che Lost abbia preso delle scelte narrative coraggiose e audaci, anche nel finale, mentre ora la vera sfida degli showrunner sia quella di rimanere fedeli a se stessi nonostante gli innumerevoli input che arrivano dai fan, dai social media, e da chi commenta online.
  • Il finale preferito da Carlton è quello scritto da David Chase per I Soprano perché lo sceneggiatore ha raccontato la storia che voleva in un modo provocatorio e appropriato tematicamente per la storia del personaggio. Pur non essendo la sua preferita della serie, l’ultima puntata dello show è riuscita a sconvolgere e sorprendere proprio durante l’epilogo, un obiettivo molto difficile da realizzare.
  • Se potesse cambiare qualcosa del finale di Lost, Carlton Cuse deciderebbe di non ascoltare il consiglio di Barry Jossen della ABC che aveva suggerito di inserire delle riprese dei paesaggi alla fine per permettere al pubblico di compiere una transizione emotiva prima di passare agli spot commerciali. L’unico materiale video che avevano a disposizione erano alcune inquadrature dei resti dell’aereo sulla spiaggia, che avevano girato durante la prima stagione per utilizzarli eventualmente se fosse stato necessario. Pensando sarebbe stata un’idea artistica che avrebbe legato l’inizio dello show con la sua fine, hanno inserito quelle immagine:

    “Ritorni indietro ma ora vedi solo la carcassa dell’aereo che è rimasta sulla spiagga e si trova semplicemente lì senza nessuno intorno – questo era una specie di ricordo delle loro precedenti vite – e sarebbe stata solo una cosa carina emotivamente che permetteva di compiere un passaggio. Ma non avevamo previsto che le persone, come accaduto con tutto il resto, avrebbero cercato degli indizi in ogni cosa che stavamo facendo. Quindi, mettendo quelle scene alla fine della messa in onda, sembrava implicare “Oh bene, l’aereo è caduto e nessuno è sopravvissuto, quindi significa che erano tutti morti”. Ha creato la percezione errata che stessimo cercando di segnalare con quelle scene che i personaggi erano morti per tutto il tempo. E l’intento era semplicemente quello di creare una pausa per respirare prima che la storia finisse. Ecco perché abbiamo risposto a quella domanda al Paley Fest quando ho detto definitivamente “No, non erano morti””.

Fonte: EW