Pensate ad una serie cancellata troppo presto. Firefly? Va bene, altro? Proviamo a viaggiare nel tempo e nello spazio fino al 1980, fino a ritrovarci in un piccolo liceo nella cittadina di Chippewa, in Michigan. Una volta lì, non entriamo nell’istituto, ma vaghiamo in giro, accanto al campo da football. Sulle gradinate, lontano da tutti, si trovano un atleta e una cheerleader, bellissimi, perfetti, intenti a scambiarsi frasi tipiche sui sentimenti, sulla paura di amare e cose così. Sta quasi per iniziare una serie come altre, ma questa non è la loro storia. La telecamera si ferma un attimo su di loro, poi sceglie di ignorarli e continua a scendere sotto gli spalti, fino a ritrovarsi in mezzo ad un gruppo di ragazzotti non bellissimi, sgraziati, disagiati, che non parlano per frasi fatte e paragonano il batterista dei Led Zeppelin a un dio. Poco lontano, tre ragazzini più piccoli scherzano ripetendo a memoria le battute della scena più famosa di Bill Murray in Palla da golf, finché non vengono presi di mira da dei bulli. Rispettivamente, loro sono i Freaks and Geeks, protagonisti della sfortunata serie del 1999.

Beverly Hills 90210 si stava per concludere, Dawson’s Creek era iniziato l’anno precedente e sarebbe rimasto in tv fino al 2003. I teen drama sono una costante della tv, sono l’appuntamento al quale le ultime generazioni di telespettatori hanno dovuto adattarsi, quello che andando per fasce d’età accomuna un po’ tutti, più che per la possibilità di rispecchiarsi in questi (anzi, di solito sono serie ben lontane dalla realtà di chi le guarda), per il desiderio di potersi immedesimare. Ciò che alla fine degli anni ’90 hanno cercato di fare Paul Feig e Judd Apatow è stato invece affrancarsi dal solito modello di questi show e offrire qualcosa di diverso: un po’ più vero, un po’ meno retorico e sentimentale, un po’ più attento a quelle categorie di personaggi poco televisivi, anche perché poco attraenti per la camera. Cancellato dalla NBC dopo la messa in onda di appena dodici episodi, Freaks and Geeks rimane un bellissimo esperimento televisivo, un cult ancora attuale e moderno dopo 15 anni, un trampolino di lancio per la carriera di parecchi volti oggi noti.

Protagonista e anello di congiunzione tra i due gruppi è la studentessa modello Lindsay Weir (Linda Cardellini), che entra a far parte, inizialmente come un pesce fuor d’acqua, del gruppo dei freaks, un po’ perché attratta da uno di loro, il cattivo soggetto Daniel Desario (James Franco), un po’ per sfuggire ad uno stereotipo che sempre più si sente cucita addosso. Nel gruppo insieme ai due anche i migliori amici di Daniel Nick Andopolis (Jason Segel) e Ken Miller (Seth Rogen) e la sua ex Kim Kelly (Busy Phillips). Dall’altra parte, nel cosiddetto gruppo dei geeks, troviamo Sam (John Francis Daley), fratello di Lindsay, e i suoi amici Neal Schweiber (Samm Levine) e Bill Haverchuck (Martin Starr). Allargano il cast dei giovani Millie Kentner (Sarah Hagan), l’amica molto religiosa di Lindsay, e Cindy Sanders (Natasha Melnick), la cheerleader dei sogni di Sam.

Al grido di “I dont’ give a damn about my bad reputation” (la canzone di Joan Jett è la colonna sonora della opening), si racconta quindi di passaggi generazionali e di confronti con se stessi, con i coetanei e con le proprie famiglie in un delicato momento di crescita. Piuttosto banale? Invece no, perché quello che distingue la serie dalle altre del calderone è il tenersi agganciata (con alcuni limiti, non parliamo di un documentario sugli adolescenti) ad una visione reale, quasi nostalgica, influenzata dall’approccio sincero di Paul Feig, che non a caso ha scelto di ambientare lo show all’inizio degli anni ’80 proprio per poter dare una prospettiva più vicina alle sue esperienze.  Buoni sentimenti, porte in faccia, delusioni amorose, tutto questo è presente, ma senza sentimentalismi o moralismi, cioè senza basare tutto sul “chi si metterà con chi” o senza ricondurre tutto alla lezione da imparare.

Lindsay, tutt’altro che la Sandy attirata dal Danny Zuko della situazione, entra nel gruppo quindi. Cambia se stessa, ma in questo passaggio cambierà anche le persone che le stanno intorno, e raramente nelle direzioni che potremmo pensare. In effetti ben poche delle situazioni che ci vengono presentate si evolvono nel modo atteso. Ad esempio, in un’altra serie il personaggio di Kim, che inizialmente odia Lindsay, rimarrebbe la sua nemica, la sua rivale in amore, in un continuo gioco di ripicche e inganni, in un’altra serie l’occasione per un triangolo amoroso verrebbe gestita in tutt’altro modo, in un’altra serie la cotta di Sam per la sua cheerleader avrebbe avuto altro esito, e invece tutto qui finisce per essere trampolino di lancio per qualcos’altro. Per un’amicizia, per una delusione, per parlare di disagi in famiglia (quelli più evidenti e quelli più nascosti e più gravi), per una risata in faccia ai professori in un momento in cui un’altra serie avrebbe fatto imparare la lezione al suo protagonista.

Freaks and Geeks va così avanti, costruendo poco a livello di intreccio, con una trama orizzontale che prosegue per piccoli spunti, ma molto a livello di scrittura. Con uno sguardo indietro e uno in avanti, si guarda al modello dei teen drama con un nuovo impulso e un nuovo approccio (rappresentato dai freaks) e intanto – forse inconsapevolmente – si fanno i primi passi nella costruzione dell’immaginario nerd che sarebbe esploso di lì a qualche anno. Il tutto senza privilegiare nessuno dei due gruppi, ma anzi con un equilibrio interno che si ritrova fin dai titoli degli episodi che facendo il verso al nome della serie si chiamano di volta in volta Girlfriends and Boyfriends, Carded and Discarded, Looks and Books e similari. Grande importanza ha anche la musica in linea con l’ambientazione e l’accurata soundtrack che spazia tra Janis Joplin, Van Halen, Rush, The Who, Queen e altri. E lo stesso impianto visivo, ricercato e voluto tanto nella regia quanto nella scura fotografia, ci avvicina al mood più grigio e spento della tv dell’epoca (c’è anche qualcosa del Breakfast Club di John Hughes).

Abbastanza martoriata durante la sua messa in onda, quando vennero saltati tre episodi (e altri tre furono mandati in onda in seguito), la serie è riuscita a sopravvivere alla poca fortuna prendendo all’epoca tre nomination agli Emmy e diventando negli anni un grande cult televisivo. Nel 2011 il cast (assente James Franco) ha partecipato a una reunion al Paley Film Fest, mentre in seguito Seth Rogen ha affermato che parteciperebbe volentieri ad un nuovo progetto legato alla serie (Paul Feig ha allontanato l’idea). Curiosità: nel corso della serie appaiono anche Ben Stiller, Jason Schwartzman, Rashida Jones e Shia LaBeouf.

Freaks and Geeks è uno dei più sfortunati capolavori della tv. Un show che, nonostante le poche puntate che non gli hanno permesso di diventare il fenomeno generazionale che avrebbe dovuto essere, è riuscito a rimanere impresso nell’immaginario collettivo e a continuare ad essere riscoperto anche molti anni dopo la sua conclusione.