Si inizia con un rifacimento porno di Frankenstein e si conclude con un volgare – sì, credo sia la parola giusta – episodio di violenza. E in mezzo c’è tanta rabbia e cattiveria e stupidità. Sette stagioni di Sons of Anarchy, e ancora non si riesce bene a tracciare il limite tra ciò che quello che è il genio di Sutter, la sua capacità di tenere in bilico una storia che molti altri avrebbero già fatto crollare su se stessa, e le mancanze che lo portano a scelte e caratterizzazioni impossibili per riuscirvi. E “Playing with Monsters” non fa eccezione. Gli si può riconoscere il beneficio del dubbio, ma è evidente che tutto è cambiato con la morte di Tara.

La testa bassa del gruppo di fronte agli ordini di Jax, l’insensibilità – sembra quasi sbagliato definirla crudeltà – di Gemma, la vacuità nello sguardo di Juice. Esiste un limite oltre il quale giocare con i personaggi, rivoltarli su loro stessi, cambiarli, diventa semplicemente sbagliato. Per Sons of Anarchy...