Questo Homeland ha le potenzialità per diventare davvero grande. Senza andare dietro adolescenti musone, senza concessioni all’obbligato ripescaggio di caratteri, senza eccessivi drammi umani che tenevano sullo sfondo la politica internazionale. Senza tutto questo – e diciamolo, senza Brody e la sua famiglia – questa può diventare una grande serie. Diversa da quella, bellissima, dei primi due anni, ma ugualmente valida. Qualcosa scricchiola, qualcosa va sistemato, ma ci vuole coraggio e intelligenza per tirare una linea sul percorso compiuto fino a quel momento, ammettere la fine di un ciclo e ripartire daccapo.

Carrie la manipolatrice. Tra le altre cose, è sempre stata anche questo, fin dalla prima stagione. Con Saul, che all’epoca la respinse guardandola con sconcerto, con Brody, anche se poi il rapporto sarebbe cresciuto, e ora… con Quinn? Forse sì, forse no. Nel dubbio ascoltiamo i consigli che elargisce a Fara in un briefing prima di entrare in contatto con Aayan...