Domenica debutterà su Showtime la serie The Affair, che racconta le conseguenze di un tradimento sul rapporto di due coppie e sulle rispettive famiglie.

Uno dei protagonisti è l’attore Joshua Jackson, al suo ritorno in un progetto per il piccolo schermo dopo la fine di Fringe. Il ruolo affidatogli è quello di Cole, il marito di Alison (Ruth Wilson), che sta cercando di affrontare insieme alla moglie la prematura morte del loro figlio. La donna, però, si innamorerà di Noah (Dominic West), un uomo sposato.

In una recente intervista rilasciata al sito TVLine, Joshua parla della conclusione di Fringe e della serie targata Showtime.
Ecco i dettagli:

  • L’attore voleva concedersi una pausa dal lavoro perché realizzare ventidue episodi all’anno è molto impegnativo e difficile. Jackson si è quindi regalato una lunga pausa prima di iniziare a leggere di nuovo alcuni copioni. La scorsa estate gli sono stati proposti due progetti che ha ritenuto eccellenti: uno era relativo a uno show che gli avrebbe richiesto un impegno di solo un anno e che lo interessava proprio per essere composto da un’unica stagione, l’altro era The Affair. Dopo aver incontrato la creatrice Sarah Treem e aver parlato della sua idea sullo show e sui personaggi, oltre alla qualità della sceneggiatura, Joshua ha fatto la sua scelta.
  • Recitare in uno show che non sia sci-fi come Fringe soddisfa maggiormente l’attore a livello quotidiano perché gli permette di occuparsi di questioni interpersonali, aspetto che rende più facile lavorare perché c’è sempre molto da trattare e raccontare. Le sue esperienze precedenti lo hanno portato a pensare che non sia possibile, o almeno lui non sa come potrebbe esserlo, realizzare ventidue episodi a un livello qualitativo di cui andare fieri e al tempo stesso continuare ad avere una vita normale al di fuori dello show, senza arrivare distrutti alla fine della stagione. Per questo motivo Joshua non voleva accettare una nuova serie televisiva. The Affair, però, non punta l’attenzione esclusivamente sul suo personaggio e la prima stagione è composta da dieci episodi. Questo gli ha permesso di vivere una delle esperienze più piacevoli avute sul set di uno show televisivo, come accaduto con la prima stagione di Dawson’s Creek e con l’ultima di Fringe, entrambe composte da sole tredici puntate, numero che ritiene molto adatto per poter avere modo di dare sempre il massimo, rimanere concentrato sul lavoro e realizzare qualcosa di cui essere orgogliosi.
  • Jackson è stato colpito dai personaggi inseriti nella situazione al centro della trama perché erano molto realistici e portati in vita in modi interessanti. Il fatto che le due versioni su quanto sia accaduto siano molto diverse in base alla persona che racconta gli eventi era un altro elemento interessante e che Joshua considera un modo veramente intelligente di esaminare come si viva all’interno della propria narrazione:

    “Penso che sia l’attore che è in me. Abbiamo tutti il nostro legame personale alla nostra versione della verità. E, onestamente, sono stupito, e sono sicuro che lo sia anche Diane (Kruger, la sua fidanzata), di come alle volte si possa parlare della stessa cosa, avvenuta cinque minuti fa, e avere due prospettive completamente diverse. Quindi penso che abbia permesso di creare un esame interessante delle persone, che è l’aspetto interessante dell’essere un attore”.

  • L’attore ha raccontato che quando ha letto la sceneggiatura del primo episodio, quando è arrivato all’inizio del secondo atto in cui lei racconta il suo punto di vista, il suo cervello lo ha rifiutato. Joshua ha dovuto ritornare indietro, alla prima porzione del pilot perché non capiva se ricordasse male qualcosa o se Alison stesse mentendo. Joshua pensa che fosse esattamente quello che Sarah voleva: fare un’associazione, avere i propri “eroi” all’interno della storia ed essere costantemente sfidati nel prendere una posizione o decidere quale versione sia più interessante.
  • Joshua ha spiegato:

    “Nessuna delle due versioni è vera ed entrambe lo sono. Ognuna è la ricostruzione sincera delle persone che raccontano la propria storia. Accade semplicemente che le persone possano credere alla propria versione della verità, e che questa possa essere sbagliata”.

  • Non si sa se a un certo punto si spiegherà quale sia la versione definitiva.
  • Nella prima stagione The Affair racconterà solo gli eventi dalla prospettiva di Alison e Noah. L’attore pensa che sia meglio se si offrono solo due punti di vista perché con un numero maggiore potrebbe diventare complicato seguire la storia e la renderebbe troppo diluita. L’attuale scelta degli autori permette, secondo l’interprete di Cole, di avere l’opportunità di dire la storia di tutti in modo esaustivo.
  • Joshua definisce Cole come una persona dalla testa dura che affronta male la tragedia. Non è un uomo moderno in grado di parlare delle sue emozioni ed esprimere apertamente quello che prova. Cole è convinto che per essere un uomo, primogenito, e leader di una famiglia, sia necessario incassare i colpi e andare avanti. L’attore non pensa che Cole si renda conto che questo rappresenta una violenza per sua moglie, che sta soffrendo e ha bisogno di un posto dove posizionare tutte le emozioni. Lui la ama sicuramente ancora, e Joshua crede che anche Alison in un certo senso sia ancora innamorata di lui, ma entrambi sono incapaci di andare oltre quello che è accaduto.
  • Il personaggio di Cole ha degli aspetti più oscuri e violenti rispetto a Fringe, in cui Peter era considerato più eroico, mentre in Dawson’s Creek i protagonisti erano ancora dei ragazzi che stavano diventando adulti. Cole, invece, è quasi il contrario dei personaggi della serie in cui aveva il ruolo di Pacey perché lì tutti parlavano, discutevano ed esponevano apertamente i propri problemi, mentre Cole non dice mai nulla e si tiene tutto dentro perché non ne ha la capacità emotiva o la voglia di farlo.
  • The Affair è ambientato a Montauk, una cittadina molto piccola in cui è facile scoprire i segreti degli altri, quindi ogni volta che Noah e Alison sono insieme è facile ipotizzare che la loro relazione venga scoperta.
  • Joshua pensa che il produttore esecutivo di Fringe, Joel Wyman, abbia concluso la storia in modo molto soddisfacente, anche se non tutte le domande hanno avuto una risposta. L’attore è felice di aver avuto l’opportunità di tornare sul set e concludere la storia perché non avrebbe voluto lasciarla in sospeso con un finale troppo aperto o esagerato, invece è soddisfatto che si sia conclusa in modo elegante, gioioso e veramente appropriato.
  • Joshua ha inoltre lodato il lavoro e il talento di Georgina Haig, che in Once Upon a Time interpreta Elsa e in Fringe aveva il ruolo di sua figlia.

Fonte: TVLine