Dopo lo sconvolgente esito del reclutamento di Aayan tutto ciò di cui si avrebbe bisogno sarebbe rintanarsi in un angolo a leccarsi le ferite. Ma la storia non lo permette. L’emergenza interna al fronte pakistano della CIA mette in discussione la leadership di Carrie alla luce degli ultimi eventi, il rapimento di Saul impone una direzione più forte, e forse la nostra drone queen non è più all’altezza della situazione (lo è mai stata?). Intanto il doppiogioco del marito dell’ambasciatrice entra di peso nella vicenda di Homeland, traducendosi in un ulteriore danneggiamento verso la protagonista. Vecchi fantasmi che ritornano, un cameo inatteso, un equilibrio fragile che si spezza definitivamente.

Redux. Il bel titolo dell’episodio ci riporta al passato, a vecchie considerazioni, a conflitti sempre vivi, ma che nella prima metà della stagione erano rimasti sommersi. Nel sacrificio del giovane ragazzo pakistano, morto per causa sua, Carrie rivede letteralmente tutta...