Mentre Homeland si avvia a tappe serrate verso la conclusione stagionale della prossima settimana, sono principalmente due le riflessioni che emergono vedendo l’undicesimo episodio dell’anno. La prima riguarda la capacità della serie nell’affrontare con la giusta eleganza e delicatezza la scomparsa di James Rebhorn, integrando nella storia la figura del padre di Carrie. Non era obbligatorio tirare in ballo l’argomento, trattandosi comunque di un personaggio secondario, ma la scrittura non se l’è sentita di lasciare andare così l’attore, e quindi ha tirato in gioco un ultima volta il suo personaggio, accompagnandolo delicatamente, e con il giusto trasporto, fuori dalle pagine della storia.

La seconda, più importante e influente per la storia, è il ribaltamento completo dell’atteggiamento di Carrie nell’affrontare gli eventi post-crisi all’ambasciata americana. Con l’allontanamento di Saul e degli altri dal Paese, l’agente...