Durante tutto il corso del finale di stagione di Homeland c’è una nota stonata in sottofondo, la sensazione che ci sia qualcosa di innaturale e sbagliato nel racconto degli eventi. È un epilogo ed un ritorno a casa, ma non è quello che ci aspettavamo. L’esplosivo è lì, in bella vista, e la conclusione sospesa dell’episodio precedente lasciava intendere che qualcuno – molto probabilmente Carrie (Claire Danes) – avrebbe fatto saltare tutto per lasciarci con un pugno di cenere da raccogliere in vista della quinta stagione. Perché Homeland, esplosioni letterali o metaforiche a parte, è sempre stato così nei suoi season finale. E invece no. La direzione di Lesli Linka Glatter, regista storica della serie, ci porta direttamente allo step successivo, all’elaborazione necessaria degli eventi raccontati nelle undici puntate precedenti, al racconto del vuoto nelle vite dei protagonisti. Un vuoto che, necessariamente, andrà riempito senza che sia prima intervenuto un event...