Apparentemente una serie come Agent Carter ha ben poco in comune con il resto del Marvel Cinematic Universe. Diversa epoca e diversi personaggi, zero superpoteri e zero supercattivi, perfino un genere un po’ diverso e che strizza l’occhio più alla spy-story che all’action. Ma qualcosa c’è, ed è la capacità della Casa delle idee di modellare i propri eroi a partire da stampi non privilegiati, da figure che per scelta o per nascita non sarebbero destinate a diventare i difensori dell’umanità. Da un lato un principe presuntuoso, un ragazzo gracile, un mostro e un “genio, miliardario, playboy”, dall’altro una donna, un maggiordomo e un altro “genio, miliardario, playboy” (che sarebbe il padre di quello di prima).

C’è la più classica delle vittorie che passa attraverso il riscatto personale, di fronte a se stessi e agli altri, c’è il destino che pone in condizioni di inferiorità, ma anche la libertà di scolpire la propr...