Better Call Saul è l’inquadratura da un portabicchiere troppo piccolo, è un campionario di interni per la macchina (ma non il più costoso), è una riunione interrotta e ripresa con fatica. Poi, incidentalmente, è anche un racconto surreale ed esilarante, roba da lacrime agli occhi se per qualche motivo in quel momento non fossimo aggrappati alla sedia cercando di capire se i destinatari di quel racconto mangeranno la foglia o no. E Vince Gilligan di storie talmente incredibili da dover essere vere per forza se ne intende: lo sa (lo saprà) bene il povero Hank, che di fronte al video-ricatto di suo cognato non può fare altro che arrendersi all’evidenza dei fatti. Chi mai crederebbe a una serie di assurdità simili?

Ci crede Saul Goodman, e tanto basta. E lo chiamiamo con il suo più noto pseudonimo perché nell’avvocato che alla fine di Cobbler riesce a rifilare a due investigatori un racconto di strane perversioni dolciarie per scagionare Pryce da ogni sospetto c’è t...