Contiene spoiler sull’intera stagione

Blocchi tematici prima che narrativi, frammenti di una storia a incastro che esclude tutto ciò che non le è stilisticamente familiare, anche se ambientato nello stesso universo. Queste sono le incursioni nel mondo della Marvel nate dalla collaborazione con Netflix, di cui la seconda stagione di Daredevil è il terzo esempio dopo la prima, folgorante annata della serie e dopo Jessica Jones. Cupi affreschi urbani dove una dominante ora verde ora ambra può fare breccia nella notte per illuminare un momento di violenza e, forse, innalzarlo a qualcosa di più. Pur mantenendo molto dell’annata precedente, Daredevil ne tradisce in parte la struttura, sdoppiandosi in due filoni principali che sostengono lo sviluppo alternandosi in scena. C’è molto di gratificante per lo spettatore, ma aumentano anche le imperfezioni a livello di scrittura: vari difetti sparsi in corso d’opera che la rendono inferiore rispetto alla prima stagione.

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