Romanzo Criminale, Gomorra, The Young Pope. Il passato, il presente e il futuro dei contenuti originali di Sky sono tutti collegati a un nome, quello di Nils Hartmann, direttore delle produzioni originali della piattaforma televisiva che dal 2014, assieme a Sky Deutschland, fa parte del gruppo britannico Sky plc.

Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lui delle sfide che affronterà quest’anno Sky nella produzione di contenuti originali, in particolare per quanto riguarda la serialità, e degli scenari futuri in un contesto che non è più solo italiano ma europeo e globale, anche grazie al successo di Gomorra.

Sky Europe è il principale investitore in contenuti originali in Europa. Come si riflette questo nella divisione italiana, visto che nel nostro Paese ci sono diverse realtà che investono sulle fiction? Per taglio e budget Sky sembra si stia nettamente distinguendo.

Il processo di questi ultimi mesi su questo tema è stato lungo e approfondito. Ci sono due filoni: uno è che siamo consapevoli che la nostra missione principale rimane quella di soddisfare il pubblico locale, quindi progetti locali come Gomorra continueranno ad avere molto spazio. Ma Gomorra è la dimostrazione migliore di come un progetto locale diventi Glocal, per usare un termine alla moda. Local is the new Global. Non un progetto italiano ma addirittura un progetto locale viene distribuito con successo in tutto il mondo. È un po’ la percezione dei vari seminari che abbiamo fatto in questi ultimi anni su questo tema: tutte le serie vendute all’estero funzionano quando sono molto fedeli all’idea originale, e se chi li racconta può raccontare qualcosa di credibile perché ce l’ha vicino. Il più grande errore è già stato fatto in passato, i cosiddetti “europe pudding”, dove per forza di cose mettevamo insieme italiani francesi e inglesi in serie che soprattutto oggi, che il pubblico è più sofisticato, non sarebbero credibili. Dall’altra parte ci sono opportunità di fare co-produzioni “naturali”: The Young Pope è un esempio lampante. Un tema centrale e internazionale come la storia di un papa americano a Roma, un regista che mette d’accordo tutti come Sorrentino… È un processo abbastanza naturale dove facciamo attenzione a non forzare la mano inserendo elementi e adottiamo quelli che sono i progetti degli altri. Fortitude, che è inglese, verrà promossa come una seri Sky Europe. Allo stesso modo avviene con Gomorra e 1992, che fino a qualche tempo fa erano progetti italiani e venivano proposti come tali, oggi vengono proposti come Sky Europe e comunicati in maniera più ampia anche negli altri territori.

In base a che cosa scegliete un progetto?

Il nostro motto era “quello che funziona per Mediaset e Rai non deve funzionare per noi”

Appendiamo le foto dei progetti sul muro e poi lanciamo le freccette… [ride] Scherzi a parte, è un processo complesso che non segue schemi precisi. Ci sono progetti che sono figli di un percorso: Gomorra è figlio di Romanzo Criminale, il gruppo di lavoro è lo stesso e io credo molto in una visione che si sviluppa facendo le cose insieme. Con Cattleya c’è un percorso, con Wildside da 1992 a In Treatment c’è un percorso… Stiamo lavorando anche con altre case di produzione, come Fabula Pictures di Nicola De Angelis, per essere più liberali nel mercato. È un processo al quale ci si educa a vicenda: la selezione è sempre stata facile per noi, perché il nostro motto era “quello che funziona per Mediaset e Rai non deve funzionare per noi”. Non che volessimo sminuire il loro lavoro, anzi: ci sono prodotti molto buoni che funzionano su Rai e Mediaset, ma sono territori già battuti dalla televisione generalista. Noi dobbiamo fare qualcosa che convinca l’abbonato a rimanere abbonato, ovviamente. In Italia è stato facile, ma in Inghilterra non è stato semplice: Channel4 e BBC producono serie che a tutti i livelli di scrittura e fattura di prodotti che potresti vedere sulla HBO, un esempio su tutti The Honourable Woman. Noi l’abbiamo mandata in onda su Sky Atlantic. Per non parlare di Luther.

Negli ultimi anni la percezione degli ascolti è cambiata moltissimo, con l’ingresso in scena della visione non lineare. Sta cambiando anche l’approccio di chi produce e distribuisce i contenuti agli ascolti. L’ingresso anche in Italia di una realtà come Netflix avrà portato all’attenzione il fatto che questa piattaforma non diffonde gli ascolti e si vanta di non comunicarli nemmeno a chi produce contenuti per loro, in modo da non condizionarli creativamente con pressioni. Per quanto riguarda Sky l’utilizzo dell’On Demand è sempre più alto, e ora c’è anche Sky Onine. Per quanto riguarda le vostre produzioni originali l’impatto degli ascolti della diretta sta cambiando?

Sì, abbiamo anche dei dati: un 30/40%, sul prodotto seriale medio, di visione On Demand non lineare. Serie come In Treatment proprio per loro natura sono salite al 60% di visione non lineare. Quando arrivi a una percentuale simile il tuo mondo è cambiato. La gente vuole guardare le serie quando vuole, il modello sta diventando quello. L’audience per noi è un dato importante ma non fondamentale. Per produzioni come X Factor abbiamo il Social Buzz Meter dove facciamo la post-analisi della performance sui social media: quello unito agli ascolti, all’andamento e alle curve ci dà indicazioni su cosa funziona e non funziona. L’audience insomma è solo uno degli indicatori che ci aiutano a indirizzare le scelte editoriali. Se fossimo partiti dall’idea di fare ascolti non avremmo fatto mai Gomorra. Oggi fa quasi il doppio, in termini di performance, di Game of Thrones. Però è più importante il dato relativo alle altre serie rispetto a quello assoluto. Su alcuni dei nostri prodotti il dato più importante è il tasso di permanenza: su Masterchef siamo a 1.3 milioni di spettatori… con l’80% di permanenza. Paragonata a qualsiasi altro programma televisivo, a parte la finale di Champions, è una percentuale incredibile.

È uscito al cinema In Fondo a Bosco, primo film prodotto da Sky a uscire in sala (Amore Oggi è uscito in sala dopo la messa in onda). Questo è il primo di cinque film in lavorazione e sviluppo, film di generi diversi e con budget diversi. Che obiettivi avete con questo progetto?

Siamo in una fase di sperimentazione, ci siamo detti che un modello produttivo a quello del film per la sala è possibile, si riesce a produrre film con 3-400mila euro di budget. In Fondo al Bosco, per noi, è quindi un successo: un film prodotto con quel budget e con quel livello di qualità, diretto da un semi-esordiente, è già una missione compiuta quando esce in sala. Stiamo sicuramente scoprendo man mano il mondo della distribuzione, il mondo delle sale è molto complesso. In questo senso è un gioco molto educativo per noi. Sperimentiamo con generi e registi, e otteniamo un prodotto sul quale abbiamo i diritti su tutti i territori e tutti i media. Non è detto che questi film usciranno sempre in sala. Monolith, girato in inglese, potrebbe anche uscire in sala ma ha un potenziale più interessante a livello internazionale. Il prossimo è Piuma, prodotto da Carlo degli Esposti dei Delitti del BarLume. Una commedia giovanile che potrebbe avere successo tra i giovani.

C’è molta curiosità su Monolith in effetti… state quindi decidendo se uscire in sala o meno?

Stiamo finalizzando il montaggio di Monolith, siamo molto soddisfatti perché è una produzione low budget fatta negli Stati Uniti

Stiamo finalizzando il montaggio del film, siamo molto soddisfatti perché è una produzione low budget fatta negli Stati Uniti, il che è molto coraggioso. Stiamo parlando con diversi distributori per l’uscita in Italia, mentre abbiamo già trovato un distributore internazionale. Nel cast c’è anche Katrina Bowden di 30 Rock. Serie meravigliosa, che però non ha mai funzionato…

L’ultima stagione non è mai andata in onda o sbaglio?

No, faceva zero ascolti. Per me cult… ma questo tipo di comicità e ironia in Italia non decolla mai.

Ovviamente il grande prodotto attesissimo di questa prima metà del 2016 è la seconda stagione di Gomorra. Che aspettative avete a riguardo?

Io ho già visto i primi cinque episodi e posso dirti che è bellissima e che siamo molto soddisfatti. Abbiamo deciso che Gomorra da oggi ha un passaporto internazionale, anche in Germania e UK verrà proposto come serie originale Sky Europe. Passa da prodotto di nicchia cult come è stato distribuito all’inizio in quei paesi, a prodotto di prima linea. Un marchio che viene citato persino a Sanremo… Dal punto di vista della comunicazione dobbiamo fare attenzione a tenere alto questo brand value, ovviamente. A livello qualitativo siamo davvero soddisfatti: da produttori, quando la vediamo siamo fan, e non vediamo l’ora di vedere l’accoglienza. La scrittura della serie, in questo senso, è più facile quando sei alla seconda stagione. Il percorso difficile su Gomorra è stato trovare la quadratura del progetto: ci abbiamo messo tre anni. Una volta che hai trovato quello, puoi sfogare la tua creatività. Che nuovi personaggi femminili possiamo inventarci? Quali sono i nuovi intrecci? Entro il terzo episodio succede qualsiasi cosa.

L’altro giorno è uscito un teaser della “seconda stagione” anche di Gli Effetti di Gomorra sulla Gente, la parodia dei The Jackal. Sky l’ha rilanciato sui propri social: state pensando a qualcosa insieme?

Tutto quello che esce in comunicazione lo rilanciamo, ma è tutto spontaneo. Siamo felici che abbiano avuto molto successo dopo quella parodia, è un’altra conseguenza del successo di Gomorra alla fine.

Parliamo di The Young Pope, come è nato questo progetto di respiro internazionale? Una produzione del genere solo qualche anno fa non sarebbe stata nemmeno immaginabile.

Gomorra è stato un apripista. Cinque anni fa se andavamo a Los Angeles come produttori noi eravamo “gli italiani”. Con Romanzo Criminale le cose hanno iniziato a cambiare, Gomorra è stata la consacrazione. Ora ci presentiamo come produttori di Gomorra, e qualunque produttore o network americano dice “wow”. Questo prodotto di qualità ha cambiato il nostro mercato e le nostre prospettive. Lorenzo Mieli ci ha portato l’idea di Sorrentino, quando è andato negli USA a fare “shopping” dalla HBO ha trovato porte aperte e non solo grazie all’Oscar di Sorrentino. Sky, Sorrentino, una serie su un Papa… il gioco è stato semplice. Sorrentino solitamente riesce a mettere d’accordo tutti, infatti io mi sono occupato di mettere insieme le note nostre insieme a quelle di Sky UK e Canal Plus, e alla fine non c’erano molte differenze.

Una domanda un po’ personale. Di tutti i progetti originali che hai curato qual è quello a cui sei più affezionato in assoluto?

Il percorso difficile su Gomorra è stato trovare la quadratura del progetto: ci abbiamo messo tre anni

Non si può dire… i figli sono tutti uguali! Diciamo che, forse perché è stata la fase iniziale, Romanzo Criminale è quello a cui sono più legato. Tutto quello che succede oggi è figlio di quel progetto. Da Gomorra… in piccola parte anche The Young Pope. È tutto iniziato da Romanzo Criminale. A rivederlo oggi fa quasi specie perché sembra passato tanto tempo, anche rispetto a Gomorra era un progetto meno maturo visivamente parlando. Ma sono affezionato persino alle sue ingenuità.

Per parlare di una produzione non seriale, c’è molta curiosità nei confronti del Top Gear italiano. La chiusura della versione inglese vi ha facilitato le cose o vi ha messi in difficoltà?

Noi avevamo annunciato la versione italiana appena prima che scoppiasse il caso Jeremy Clarkson. Sono andato a vedere la registrazione della versione inglese e due settimane dopo è successo quello che è successo. Lui è un talento naturale. Quello che stiamo facendo noi è ovviamente in linea con lo standard produttivo inglese. Abbiamo trovato tre personaggi che funzionano nell’amalgama, non vogliamo assolutamente imitare il linguaggio trovato dagli inglesi in dieci anni di programma. Meda e Bastianich hanno esperienze diverse, Valsecchi è un campione di Formula 1 ma è molto naif, è il giovane del gruppo. La chimica tra loro tre funziona molto bene, ma non vogliamo fare l’errore di paragonare il nostro Top Gear con quello inglese. Gli appassionati saranno sempre affezionati al format originale, ma secondo me i nostri tre conduttori sapranno conquistare il pubblico italiano mantenendo lo stesso format, ovviamente: un sano “cazzeggio extra-lusso” sulle macchine di altissimo livello, giocattoli per uomini adulti.

Un’ultima domanda. Diabolik.

Vive e combatte con noi. La puntata pilota sarà nelle mie mani a breve. A quel punto si deciderà se ordinare la serie, ma penso proprio che andrà tutto per il verso giusto.

Immagine di copertina: Andrea Francesco Berni