House of Cards continua, un po’ Guerra dei Roses, un po’ Gone Girl (strani collegamenti a posteriori, considerato che all’epoca Fincher aveva diretto i primi due episodi), con l’idea di matrimonio come conflitto perpetuo nel quale non è sbagliato utilizzare terminologie che normalmente gli sarebbero estranee. Quindi tregue, compromessi, doppiogiochismi, tutto un campionario di azioni e reazioni che i coniugi Underwood stanno incarnando con ferocia un episodio dopo l’altro. Ed è con sorpresa e interesse, ma anche ammirazione per l’intensità con la quale Kevin Spacey e Robin Wright veicolano verso lo spettatore determinati contrasti, che ci congediamo dal terzo episodio della quarta stagione pienamente soddisfatti per quanto ci viene raccontato.

La battaglia per le primarie si sposta in South Carolina, Stato chiave in quanto ha dato i natali al Presidente in carica. Si ripropone ancora fortemente la questione razziale, e non è un caso che Frank scelga ...