Arrivati alla terza puntata, possiamo dire che apparentemente il modo migliore per godersi Vinyl è quello di gioire della sua anima più caustica e caotica. Non è un caso che la scena della riunione in ufficio tra Richie Finestra e gli altri della American sia la migliore dell’episodio, mentre il segmento relativo alle indagini su Buck Rogers sia più insipido e poco amalgamato con il resto. In prospettiva la rivelazione quasi onirica sul palazzo-mondo che crolla su un tempio della musica (e sulla musica tutta) nel finale della première rischia di essere una chiave di lettura su ciò che ci verrà raccontato in seguito. Sempre al confine tra documentarismo e omaggio, tra realtà e parodia di figure storiche.

Lo sa bene il giovane assistente Clark, che si ritroverà schiacciato dall’immensità del personaggio Alice Cooper, che lo trascinerà da un’esperienza surreale all’altra. Ne varrà la pena? Difficile a dirsi se pensiamo entro gli stretti limiti di una Storia che dev...