Dopo aver aspettato quasi un anno, e quasi una stagione, per poter tornare a Parigi, la sensazione è che Vikings abbia girato su se stesso per tutto il tempo, costruendo attesa, guadagnando minuti preziosi per portare a casa una stagione di ben 20 episodi, anche se spalmati nel corso di molti mesi. La serie di History Channel ha sofferto la scelta, è inutile negarlo, e anche se i personaggi non sono esattamente gli stessi il gioco di scrittura che si è fatto qui emerge abbastanza chiaramente. I conflitti sono gli stessi, le relazioni pure, i caratteri hanno rafforzato le loro asperità. Ragnar è sempre più isolato, sempre più fallibile. E ne avremo una prova nel momento in cui, travolto forse dalla notizia del tradimento di Rollo, che per la verità la scorsa settimana ci era sembrato avesse accolto con relativa tranquillità, quasi come se la aspettasse, compie una serie di scelte strategicamente sbagliate.

L’assalto alle torri dei Franchi si riduce ad un massacro. Bjorn, da parte ...