Senza dubbio Legion è una serie che ha un certo stile. Lo vediamo fin dai titoli di testa, che ci riportano a sperimentazioni simili già realizzate da Mr. Robot. E quindi l’idea di posticipare, o escludere del tutto, il piacere nel dipanare la narrazione, mentre invece si preferisce lavorare sul groviglio di sensazioni, sui riferimenti confusi, sui giochi di montaggio. In questo senso di troviamo di fronte ad un Chapter 3 che prosegue il discorso iniziato con i precedenti due episodi, ma che al tempo stesso normalizza inevitabilmente un approccio che non potrà continuare così all’infinito, anche per il bene dello show.

Si gioca sulla staticità di personaggi e situazioni, sulle trappole narrative e mentali, sfruttando ogni possibile via di fuga e ogni aspetto secondario che permetta di rimandare ogni netto sviluppo della trama. E si dirà che questo serve a consolidare i personaggi. Nessun dubbio su questo. Il viaggio nella mente di David Haller è letterale e metaforico, e in...