Nell’ottica irrealistica di The Leftovers la morte diventa l’orizzonte necessario, il momento totale che chiude e concilia il sonno di chi è costretto a rimanere. Qualcosa che, tema storico della serie, è stato smontato come dogma dell’esistenza umana dal Rapimento. Chi è rimasto ha dovuto farsi una ragione di qualcosa che ragione non ha, che non ha riscontro nell’esperienza quotidiana, che non è spiegabile, che non offre appigli. Non è mai stata la fine del contatto umano in sé il problema, ma solo l’impossibilità di elaborare l’imponderabile e andare avanti con le proprie vite.

Noi abbiamo bisogno di raccontarci che la nostra vita ha un senso, anche nel dolore, anche nell’insoddisfazione, perfino nella morte stessa. Il senso di lutto condiviso diventa allora qualcosa che, di generazione in generazione, viene dall’umanità elaborato e assorbito, incanalato in schemi e addirittura routine quotidiane. Che poi nella società attuale questo si...