Tra i vari appuntamenti del Bergamotoons spicca sicuramente la conferenza di Silvia Pompei, animatrice de I Simpson. Silvia è entrata a far parte della famiglia più gialla d’America 11 anni fa, collaborando al film e dopo aver lavorato proprio con Silverman – che di I Simpson il film è stato il regista – è passata alla serie come unica italiana nello show. La sua carriera tuttavia è iniziata molto prima con per pietre miliari dell’animazione come Chi ha incastrato Roger Rabbit? e Fievel sbarca in America.

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Immagini © Rene Vega

Silvia Pompei ha raccontato come la sua collaborazione con I Simpson – il film sia cominciata quando un amico le ha chiesto se fosse interessata a prendere parte ad un progetto super segreto, del quale nemmeno lei era autorizzata a conoscere il vero nome. Quando, dopo aver mandato il suo portfolio, è stata assunta, ha scoperto che il titolo segreto del progetto era “Yellow Harvest” dietro il quale si nascondeva quello che sarebbe poi diventato il famosissimo “I Simpson, il film“. Tutto ciò accadeva quando la serie era già arrivata alla diciottesima stagione. Se Bart fosse stato un vero attore – ha scherzato Silvia, – a quest’ora avrebbe avuto circa 40 anni, ma il fatto che i Simpson non invecchino, non significa che non abbiano subito comunque un’evoluzione grafica.

Così come era stato anticipato da Mario Serenellini, critico e storico del cinema e dell’animazione, nel suo intervento che ha preceduto quello di Silvia, i personaggi creati dal fumettista Matt Groening nel 1987 erano originariamente una famiglia di conigli, nati intorno alla fine degli anni Settanta, ed evoluti poi nei personaggi che oggi tutto il mondo conosce. I conigli di Life in Hell, già mostravano tuttavia molte delle caratteristiche di quelli che poi sarebbero diventati Homer, Marge e Bart, con Bongo (che si sarebbe poi trasformato in Bart), che invece di ciucciare il calzino, ciucciava per esempio il dito.

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Tornando alla nostra Silvia ed al suo percorso professionale, il primo compito che le fu assegnato una volta cominciato il lavoro presso I Simpson, fu quello di prendere confidenza con i protagonisti del progetto ed imparare a disegnare i personaggi grazie all’aiuto di alcuni “model sheet“, dei modelli grafici, appunto, che le permisero di familiarizzare con il tratto dei personaggi che, pur apparendo ad occhi inesperti piuttosto semplici da replicare, nascondono diverse insidie. Nello stilizzato mondo de I Simpson, in cui le linee sono ridotte all’essenziale, basta molto poco, anche una piccola deviazione, per cambiare completamente l’aspetto di un personaggio. In particolare, con Homer, Silvia ha ricordato come le sia stato consigliato di osservare ed ispirarsi alle movenze dell’attore Oliver Hardy, l’interprete di Ollio del famoso due Stanlio e Ollio. Silvia ha mostrato al pubblico presente in sala diversi “model sheet“, che purtroppo ci è vietato condividere per motivi di copyright, ma che ben sono serviti a comprendere la complessità del compito che un animatore è chiamato a svolgere. Vi sono infatti modelli per tutto: per i corpi, le espressioni, i movimenti o quelli chiamati “turnaround“, in cui i personaggi sono mostrati a 360 gradi, e tutti gli animatori devono rispettare regole ferree per non cambiare l’aspetto dei personaggi. Una volta aver familiarizzato con ogni personaggio della serie, gli animatori sono invitati a dar loro vita con il proprio personale tocco e gli autori stessi della serie riconoscono ed apprezzano lo stile individuale di tutti gli artisti che lavorano alla serie.
Silvia ha anche spiegato al pubblico come sia fondamentale, nel suo ruolo di animatore, essere comunque cosciente del lavoro delle persone che la seguiranno, come coloro che sono deposti a colorare i personaggi, per questa ragione è importante che le linee dei disegni siano, per esempio, ben definite, perché sia più facile per chi prenderà poi in mano il suo lavoro, definire e scegliere le aree di colore.

Sottoponendo al pubblico alcuni filmati, Silvia ha mostrato l’interno degli Studi della Fox dove lavora – a Burbank – un grande open space diviso in diversi cubicoli, in cui ogni animatore ha il suo regno e per rispondere ad una delle domande che le viene posta più spesso, l’animatrice ha specificato che il suo lavoro viene fatto interamente a mano. A differenza di quanto molti possano pensare, I Simpson sono ancora disegnati completamente a mano libera, l’unica differenza rispetto a quando l’animatrice è entrata per la prima volta negli Studi della Fox è che dalla carta si è passati a disegnare sugli schermi dei computer o tavolette digitali, ma i personaggi nascono – come ai loro esordi – solo ed esclusivamente dalle penne degli animatori e non da qualche magico programma super avanzato in grado di creare movimenti e personaggi.

I migliaia di disegni creati per ogni episodio, proprio come spiegato dall’animatrice, sono tuttavia solo la punta dell’iceberg della mole di lavoro che ogni puntata richiede, una buona parte dell’animazione viene infatti conclusa all’estero e più precisamente in Corea, dove gli assistenti animatori/intercalatori si occupano di completare le animazioni fatte in America, eseguendo brevi segmenti animati di azioni o movimenti definiti “standard” o “classici“, come ad esempio la camminata di un personaggio, lo strangolamento di Bart o Maggie che succhia il suo ciuccio. Gli assistenti creano inoltre tutti i disegni necessari per completare un’azione, che vengono inseriti tra una posa chiave e l’altra facendo quelle che si chiamano, appunto, le intercalazioni. Per semplificare ancora di più la spiegazione su quale sia la differenza tra gli animatori ed assistenti coreani, possiamo fare questo semplice esempio:  se l’animatore disegna una scena in cui Homer deve dare un pugno a qualcuno, farà tre pose chiave, quella in cui il pugno prende la spinta in direzione opposta all’altro personaggio, una seconda, in cui il pugno si muove verso di esso, ed una finale in cui il pugno lo colpisce. Compito dell’assistente sarà, a questo punto, quello di inserire tutte le pose restanti tra un disegno e l’altro dell’animatore che contribuiranno a dare il senso del movimento compiuto e finale. Questi disegni, le intercalazioni, che si chiamano in gergo “in-between“, ma non è finita qui, perché oltre a questo gli assistenti animatori/intercalatori si occupano anche rifinire il lavoro degli animatori e colorare ogni scena.

Ma come si svolge il lavoro quotidiano di Silvia e di cosa ha bisogno?
L’animatrice ha spiegato come elementi imprescindibili del suo lavoro siano il copione dell’episodio, la registrazione delle voci degli attori e lo storyboard.
Ogni copione, prima che gli attori lo doppino, viene “testato” in quelle che si chiamano comunemente “Table Read” eventi ai quali partecipano gli attori, il regista, alcuni produttori ed un piccolo pubblico, in queste occasioni gli attori che prestano la voce ai personaggi leggono per la prima volta il copione della puntata ed è quindi molto importante per tutti testare in queste circostanze il mood dei presenti e la reazione del pubblico perché, in base a quello, gli autori possono farsi un’idea precisa di cosa funzioni o cosa non funzioni all’interno del copione. Quello che poi lo spettatore finale vedrà in televisione, altro non sarà se non il risultato di una “performance condivisa tra attori e animatori“, così l’ha definita Silvia, specificando che né lei né i suoi colleghi potrebbero mai lavorare senza avere prima ascoltato le battute registrate dagli attori. Lo storyboard, infine, ha l’aspetto di un vero e proprio fumetto e rappresenta la prima struttura grafica di quelle che prima erano solo le parole scritte nel copione e che servono agli animatori per ricevere le indicazioni del regista.

Silvia Pompei ci ha infine rivelato una delle formule segrete del successo de I Simpson, nonché ciò che permette alla macchina di questa serie di funzionare come un orologio da ben ventinove anni, parliamo del “timing sheet“, scritto e completato dal “timing director“, nonché ciò che l’animatrice ha definito come il DNA di ogni scena. Nell’animazione ogni secondo contiene 24 fotogrammi, immaginate quindi una sorta di foglio Excel in cui ogni riga corrisponde ad un fotogramma: in questo foglio, che viene consegnato agli Studi in Corea, si trova indicata, fotogramma per fotogramma, la posizione di ogni in-between che gli assistenti animatori debbono disegnare. I”timing sheet” sono talmente particolareggiati che su di essi si trova persino indicato il labiale che indica all’assistente la forma della bocca che il personaggio deve assumere per ogni specifico fotogramma.

I particolari rivelati dall’animatrice bolognese sono stati davvero molti e dettagliati e hanno anche mostrato quanto, per ogni animatore, sia fondamentale trarre ispirazione da quanto lo circonda per poterlo riportare il più fedelmente possibile sullo schermo.

Da questa tre giorni dedicata all’animazione, oltre a tutti i dietro le quinte de I Simpson svelati da Silvia Pompei, grazie a David Silverman è anche stato rilasciato un piccolo scoop. Gli autori della serie starebbero infatti già pensando da tempo a a produrre un secondo film per il quale, per un breve periodo, era anche stata trovata una trama che poi è stata accantonata. Secondo il regista de I Simpson, si tratta solo di trovare i tempi giusti, quando gli animatori sono infatti impegnati a preparare 22 episodi l’anno, non è semplice trovare il tempo per inserire nel mezzo un film che – statene certi – comunque arriverà.