Due tra i momenti salienti della première della settima stagione di Game of Thrones si richiamano idealmente nel mostrare due regine che giganteggiano di fronte ad altrettante riproduzioni del continente di Westeros. Lontano dal costruire un umile racconto di formazione eroico di stampo classico, lo show della HBO lascia emergere in simili frangenti la dimensione titanica di eroi ed antieroi le cui ambizioni sono più grandi dei piccoli corpi che le contengono. Assorbe, come da lungo tempo riesce a fare egregiamente, il valore di una narrazione che tramite una lettura di questo tipo riesce a farsi “epica nera”. Lo fa con una convizione che, avvicinandoci al finale di questa immensa saga fantasy, assume dei contorni quasi metanarrativi. Ogni percorso appare già scritto, ogni destino segnato.

È l’inizio della fine, o la fine dell’inizio, dato che qualcuno vedrà nello scontro finale l’occasione per lanciare una dinastia in grado di regnare per mille anni. La lunga notte d...