Il melodramma in Preacher si scatena secondo ragioni che percorrono il sentiero del grottesco e dell’insolito. Come provare pietà per una ricostruzione ideale di un Hitler all’inferno, pittore mancato, con la sua rabbia repressa e la sua generale pochezza. Magari non serve strettamente all’evoluzione della trama, ma è il corollario ideale di un mondo privo di punti di riferimento, sia nel bene che nel male. Hitler, che del male è un archetipo, viene raccontato come un mediocre e patetico individuo, quasi trovatosi al momento sbagliato nel posto sbagliato. Quindi la banalità del male che si incontra con la banalità del bene, nel momento in cui già gli angeli sono stati abbondantemente ridimensionati e la stessa figura divina, pure in una sua imitazione, viene ridotta a parodia.

Viktor, titolo dell’episodio di Preacher, si riferisce al misterioso uomo sulle tracce di Tulip. Presenza sfuggente nello scorso episodio, qui assume contorni reali. Le sue motivazioni rim...