Nel giugno del 1992 Twin Peaks aveva ormai oltrepassato il crepuscolo – ma come sappiamo un’altra alba sarebbe giunta – e sempre sulla ABC debuttava un’altra serie creata da David Lynch e Mark Frost. Provocazione metanarrativa, comedy sfortunata, tentativo condannato ancor prima di andare in onda, On the Air oggi vale più per la sua vicenda produttiva che per ciò che ha raccontato nei suoi pochi episodi. Tra le opere più oscure e dimenticate del percorso di Lynch, rappresenta l’ultimo stralcio della collaborazione televisiva con la ABC.

Ambientato a New York nel 1957, On the Air segue i retroscena di un programma televisivo intitolato The Lester Guy Show. In onda sul network di fantasia Zoblotnick Broadcasting Company (ZBC, non è difficile capire il riferimento), lo show deve barcamenarsi tra produttori acidi, attori senza esperienza, tecnici incapaci e personaggi di contorno assurdi. Nonostante tutto questo, nella finzione narrativa lo show ha un grande successo, ma le assurdità sul set non si fermeranno affatto. Seguiamo quindi, tra gli altri, il protagonista Lester Guy (Ian Buchanan), il presidente della ZBC Bud Budwaller (Miguel Ferrer), il tecnico Billy Watts (Tracey Walter), che a causa di una rara malattia nota come Bozeman’s Simplex, vede 25,62 volte in più degli altri.

Nel momento in cui l’eccessivo controllo produttivo della ABC su Twin Peaks aveva portato alle ben note svolte della seconda stagione, a Lynch e Frost viene concessa la produzione di un nuovo show, che sarebbe andato in onda nel giugno del 1992. In realtà, dei sette episodi di On the Air realizzati solo tre vanno in onda sulla ABC. L’intera stagione viene comunque trasmessa al di fuori degli States in vari Paesi, compresa l’Italia, dove va in onda con il titolo “Un catastrofico successo”. David Lynch dirige il pilot della serie, peraltro inserito a metà classifica in un elenco del 1997 che raccoglieva i “100 migliori episodi mai realizzati”, ma ciò che colpisce è il ritorno di vari collaboratori di Twin Peaks.

Si tratta di volti noti nel cast già citati come Miguel Ferrer e Ian Buchanan, ma anche i registi Jonathan Sanger e Lesli Linka Glatter, e il compositore Angelo Badalamenti. Tutti questi nomi al servizio di quella che è essenzialmente una comedy single-camera, dalla durata canonica di venti minuti. L’assurdità ricorrente diventa il mood centrale dello show, tra telefoni da cui escono delle fiamme, slapstick terribilmente doloroso da cui i personaggi escono indenni, accenti strani e incomprensibili. Non è mai il grottesco lynchano, anche perché non c’è nulla a fare da contraltare alle esagerazioni. Nell’ultimo episodio viene introdotto uno strano personaggio, The Woman with No Name, che indossa una calzamaglia nera e compie delle strane danze. Tutto culmina in un Hellzapoppin’ in cui la scena e il dietro le quinte si fondono.

Il Lester Guy Show è un prodotto che, a differenza di On the Air, riesce a convincere nonostante, o addirittura grazie, alle sue assurdità e al clima caotico. O forse non c’è alcuna connessione, e tutto ciò che rimane, mentre la produzione di Twin Peaks si avviava al termine, è la considerazione (frecciatina al network?) che nel caos produttivo di ogni genere tutto è possibile. David Lynch sarebbe tornato in tv l’anno seguente, sulla HBO stavolta, con Hotel Room.