Vive di silenzi immoti e di esplosioni atomiche questo Twin Peaks, atto terzo. Di pause grottesche e di orrori celati, di una vaga malinconia che copre tutto come un velo e ci dice che, una volta calato il sipario, non ci sarà ritorno. La particolarità di Twin Peaks è che funziona secondo canali interpretativi tutti suoi. Nel momento in cui il cardine di ogni critica è il paragone inevitabile con ciò che di simile è stato realizzato fino a quel momento, la terza stagione della serie di David Lynch si svincola da ragionamenti di questo tipo. Dal punto di vista narrativo, autoriale, produttivo rappresenta un unicum che non ha precedenti e che non può avere successori. Perfino il confronto con le prime due stagioni incontra uno stallo nel momento in cui la pausa pluridecennale crea un solco insuperabile.

E ci sono dei momenti in cui davvero viene da chiedersi se ne vale la pena. Se vale la pena barattare la visione talvolta esasperante di Lynch, il suo metodico e inarrestabile insistere s...